Itinerario cicloturistico

29,2 km
3:20 ore

Scarica qui la traccia GPS dell’itinerario

DOWNLOAD

Scarica qui il PDF

DOWNLOAD

In bici tra ville e forti

Una città unica, Palmanova, dalla pianta stellata e una piazza d’armi di grande impatto scenografico, dove un pennone, sulla cui base calcarea sono incisi motti di sapore rivoluzionario risalenti all’occupazione napoleonica, si slancia verso cupola del cielo, infilzando le nuvole o l’azzurro.

Il duomo seicentesco, che alcuni attribuiscono al grande Scamozzi, presenta una facciata che è di una bellezza e di una luminosità che ne fanno una delle più suggestive chiese della Regione. Lesene e marcapiani, nicchie e portali, in pietra d’Istria, le conferiscono un ritmo che lo sguardo segue con piacere, soffermandosi su luci e ombre che ne animano la facciata. Ma, se vi piace pedalare, sappiate che tutti e cinque i siti UNESCO del Friuli Venezia Giulia sorgono in ambienti con delle peculiarità paesaggistiche e urbanistiche davvero uniche, attraversati da strade e sentieri di campagna, dei veri paradisi per il ciclista.

Il percorso palmarino parte proprio dalla piazza per poi uscire dalla fortezza da Porta Aquileia, una delle tre che, pur nell’austerità di un manufatto militare, sfoggiano una sapiente architettura di severa eleganza, modulata sulla varietà di forme e materiali. Sarà il tracciato dell’Alpe Adria a condurci fino a Strassoldo, il borgo fortificato che ospita due castelli, che in realtà hanno oggi l’aspetto di nobili residenze rustiche. Il borgo è un vero gioiello, con le due dimore dei conti Strassoldo, il mulino azionato dalle limpide acque del fiume Taglio, le prigioni e due chiese piccole e preziose. Quella dentro la fortificazione, dedicata a San Nicola, vide, nel 1798, le nozze del futuro Feldmaresciallo Radetzky con la contessina Francesca Romana Strassoldo. Vale la pena di visitarla, anche se è l’altra ad essere più significativa: è Santa Maria in Vineis, poco fuori dalle mura. Al suo interno, infatti, è stato messo in luce un ciclo di affreschi trecenteschi, attribuiti alla cerchia di Vitale da Bologna, che gli appassionati d’arte non devono perdersi. La strada che ci porta a Novacco, il piccolo borgo dei mulini, si immerge nel quieto paesaggio della Bassa Friulana, tra vigne, campi e acque cristalline di risorgiva. Poche case, resti di vasche a livelli per muovere le pale dei mulini, dei quali quello trecentesco, davvero pittoresco, presenta archi e contrafforti in mattoni. Entrando in questo presepio medievale della farina c’è una tettoia. Soffermatevi un momento a guardarla: è sorretta da due poderose colonne in granito, di sicura provenienza aquileiese. È Storia.

Ad Alture, a un chilometro da qui, troviamo Villa Antonini e la chiesetta di San Biagio.

Ancora Storia: vi sono stati rinvenuti affreschi della stessa bottega che ha operato nella cripta della basilica aquileiese (XI-XII secolo!), mentre il soffitto è di un buon autore barocco. Chi è? Ci metto la faccia e rischio: Giulio Quaglio. Aiello la raggiungiamo in pochi minuti, passando accanto a un commovente filare di gelsi antichi, sulla nostra sinistra. Aiello è il paese delle meridiane (ce ne sono oltre cento) e di Villa Formentini, che ospita il Museo della Civiltà Contadina.

La prossima tappa è Tapogliano e io, passando per Crauglio, non manco mai di gettare uno sguardo alla bella villa Steffaneo Roncato, che la cortesia dei proprietari permette di visitare, previo appuntamento. Tapogliano è uno dei paesi più caratteristici di questa zona della Bassa Friulana, di rustica bellezza: una via fiancheggiata da tipiche casette contadine, ben restaurate, i resti di una casa-fortezza – ben visibile il torrione circolare – la bella Villa Strassoldo, uno spettacolare cedro del libano e la chiesetta di San Martino, con affreschi quattrocenteschi. Nell’ampio piazzale erboso ombreggiato da spettacolari tigli pluricentenari, c’è la chiesetta di Santa Margherita, ottagonale, e lo stendardo austroungarico. Bene, durante la Grande Guerra fu trasformato in antenna per trasmettere messaggi e ordini alle truppe italiane. Niente di spettacolare: solo un palo metallico. È Storia anche questa.

Si raggiunge Nogaredo al Torre – il torrente Torre scorre qui vicino – seguendo la strada che esce da Tapogliano in direzione nord e proseguendo poi lungo il tratturo erboso (a volte anche troppo…) che corre ai piedi dell’argine. Il borgo è costituito da una sola strada che dall’argine del Torre raggiunge via Udine. Trecento metri. Basta. Un altro microelemento del paesaggio e della storia che regala al ciclista una serie di annessi rustici antichi e la splendida villa Gorgo-Maniago, dall’architettura neoclassica con reminiscenze rinascimentali.

La strada campestre verso Clauiano, immersa nel quieto paesaggio della Bassa, sfiora la chiesetta trecentesca dedicata a San Marco, che sorge da un prato ben curato. Un bel campanile a vela, slanciato ed elegante – una bella texture di sassi e pietra di Torreano – l’erba che invita a uno spuntino di viaggio, regalano allo sguardo un’atmosfera di pace e di tranquillità.

Eccoci a Clauiano, uno dei cento borghi più belli d’Italia.

Ma cos’ha di così speciale questo paese? Lo capirete da soli: le case sono costruite con i sassi del Torre, un’architettura povera e rurale che però ha sfidato secoli e terremoti, e io non capisco come. Un sasso sopra l’altro, un legante per tenerli uniti, e centinaia di viaggi coi carri carichi di ciottoli dal torrente al paese, un’epopea senza cantori che parla solo con la voce silenziosa dei muri.
L’orbita attorno alla stella UNESCO sta per finire: dopo Sottoselva torniamo nella fortezza passando per Porta Cividale. Da qui, volendo, si può intraprendere il giro completo della fortezza seguendo il sentiero che corre ai piedi dei bastioni. Ne vale la pena. Attorno alle eccellenze artistiche c’è un tappeto paesaggistico e di segni dell’uomo che sono come il mare blu attorno a un’isola. E una delle rotte possibili la abbiamo percorsa insieme. Spero sia stata una buona navigazione a pedali.